Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
"La sessualità è una parte integrante della personalità di ogni essere umano. Si tratta di un aspetto fondamentale del modo in cui ci si vede, ci si esprime e ci si esperisce
come esseri umani, e include il sesso, le identità e i ruoli di genere, l'orientamento sessuale, l'erotismo, l'intimità e la riproduzione. La sessualità si sperimenta e si esprime in pensieri,
desideri, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Mentre la sessualità può includere tutte queste dimensioni, non tutte esse vengono sperimentate o
esplorate da ogni individuo."
La psicosessuologia è una disciplina interdisciplinare che si occupa dello studio e dell'intervento nelle sfere psicologiche e sessuali dell'individuo, inclusi i percorso legati
alla comunità LGBTQ e alla disforia di genere. Questa branca della psicologia si concentra sull'analisi dei processi mentali e dei fattori emotivi che influenzano la sfera sessuale, comprendendo
aspetti cognitivi, emotivi, culturali e relazionali.
L'obiettivo principale della psicosessuologia è comprendere e affrontare le problematiche legate alla sfera sessuale attraverso l'analisi delle dinamiche psicologiche e delle esperienze
individuali, con particolare attenzione alla diversità di orientamenti sessuali, identità di genere e al percorso per la disforia di genere.
Gli psicosessuologi lavorano con gli individui per esplorare e comprendere i fattori psicologici che possono contribuire a disfunzioni sessuali, difficoltà nel desiderio o nell'eccitazione,
problemi legati all'identità di genere e alla disforia di genere. Le sedute di psicosessuologia coinvolgono spesso il dialogo aperto e la creazione di un ambiente sicuro in cui i pazienti possono
esplorare le proprie preoccupazioni e problematiche sessuali, senza giudizi.
L'obiettivo è aiutare gli individui a comprendere meglio se stessi, superare le sfide psicologiche e migliorare la loro salute sessuale, considerando la diversità delle esperienze sessuali e di
genere.
Inoltre, la psicosessuologia può estendersi anche alla consulenza di coppia, affrontando le dinamiche relazionali che possono influire sulla sfera sessuale, inclusi i rapporti all'interno della
comunità LGBTQ e con persone che attraversano un percorso per la disforia di genere. Questa disciplina è fondamentale nel promuovere la consapevolezza sessuale, abbattendo tabù e contribuendo a
creare una prospettiva più aperta e positiva sulla sessualità umana, in tutte le sue sfaccettature e diversità.
Quando si smette di fare l’amore
La domanda che rivolgo più spesso, da molti anni, con profondo e vivo interesse è:
come va la vostra vita sessuale?
Ci sono coppie che scelgono di arrivare “vergini” al matrimonio e poi si trovano impreparate di fronte all’intimità. Ci sono
coppie che dopo i primi anni di sana attività sessuale, ad un certo punto, smettono di cercarsi. Ci sono
coppie che davvero vivono, ormai, solo una relazione amicale e affettiva in cui sublimano l’erotismo in interessi o impegni comuni e altre situazioni invece in cui la passione viene dirottata su
esperienze al di fuori della coppia con il tradimento o anche con la frequentazione assidua di siti dov’è possibile accedere all’erotismo, vivendo una sessualità segreta e individuale, ormai
distante dalla coppia.
Mi rivolgo a tutte quelle coppie che hanno smesso di fare l’amore, baciarsi, toccarsi, emozionarsi ad un certo punto del
loro percorso. E’ come se avessero smesso di mangiare o di dormire eppure non ne riconoscono la gravità.
Sono sempre più diffuse le coppie con i sensi in letargo. Queste coppie arrivano all’astinenza sessuale volontaria o forzata
(camuffata cioè da un sintomo che impedisce il rapporto) e si definiscono bianche. Io le definirei rassegnate, una suddita rassegnazione alla monotonia. Secondo il centro studi dell’Associazione
Matrimonialisti Italiani (2013) il 30% delle coppie sposate da 15 anni ha una attività sessuale inesistente o sporadica (il 20% dei matrimoni finisce per questo). Nel 70% dei casi a rifiutare il sesso è l’uomo o per la noia della routine o per patologie (solo 20% dei casi).
Eppure, secondo la carta dei Diritti Sessuali (1997-1999), “la sessualità è parte integrante della personalità di
ogni essere umano. Il suo pieno sviluppo dipende dalle soddisfazioni dei bisogni umani basilari come il desiderio di contatto, intimità, espressione emozionale, piacere, tenerezza e amore.
Il piacere sessuale, incluso l'autoerotismo, è fonte di benessere fisico, psicologico, intellettuale e spirituale.”
Tra le sue molteplici funzioni la sessualità può essere anche un inconsapevole modo per colmare insicurezze
personali come angoscia, solitudine, fame d’amore.
Può servire a scaricare tensione, confermare la propria identità o il proprio potere.
Può ridurre l’aggressività o combattere la passività del partner. Può essere finalizzata all’ottenere attenzione
o vantaggi oggettuali (sesso strumentale).
Un buon ciclo di risposta sessuale fino ad un pieno soddisfacimento produce nell’individuo molecole del benessere
come le endorfine che hanno una funzione di antidolorifico.
Dedicare tempo al piacere fa rilasciare Dopamina e Serotonina, veri e proprio tonificanti dell’umore.
Rinforza il sistema immunitario aumentando il livello di anticorpi del 30% in più rispetto a chi conduce astinenza sessuale.
Riducendo lo stress migliora le attività cognitive ed emotive, e soprattutto mantiene un legame che incrementa l’intimità e la complicità in una relazione.
Mi rivolgo dunque alle coppie che mentre erano indaffarate a realizzare un progetto o un “dovere” sociale di matrimonio e
famiglia, hanno dimenticato la coppia e la sua intimità sessuale, il gioco, il piacere, rinunciando a tutti i benefici psicosomatici che scaturiscono dall’incontro vibrante con la pelle
dell’altro.
Sempre più spesso, dopo aver assolto il Compito Riproduttivo della sessualità, le coppie abbandonano l’aspetto Ludico e
Relazionale così prezioso. Si intristiscono e cominciano ad annoiarsi e ad allontanarsi fino al “congelamento” sessuale. Evitano i rapporti per difendersi dalla crisi stessa e si cominciano a
presentare sintomi sessuologici come il deficit erettile, l’eiaculazione precoce nell’uomo o il dolore durante il coito (dispareunia) e l’anorgasmia nella donna, fino all’assenza di desiderio in
entrambi. Il sintomo giustifica l’astinenza e la crisi avanza in un circolo vizioso.
Se queste coppie dicono di stare bene in questa relazione, stanno mentendo a loro stessi. Tale dissolversi della sfera del
piacere produce una caduta psicofisiologica a catena. Questo percorso di impoverimento del piacere fino alla astinenza “forzata”, e ancora ufficiosa, inizia lentamente, dopo pochi anni di
convivenza, senza un reale motivo o forse si. Nel trascorrere del tempo si perde il Nuovo da scoprire che è il motore principale del desiderio.
Mi chiedo come sia possibile vivere in una relazione senza sesso e pensare che sia sano, senza l’Eros che spinge ogni forma
di conoscenza.
Non è sano ma è diffuso perché affrontare l’argomento sesso è un Tabù.
Si nasconde il disagio perché non si sa con chi parlarne oppure perché il Tabù è più forte del malessere.
L’Eros ingabbiato si presenterà sotto altre forme e somatizzazioni.
E’ noto che l’astinenza sessuale potrebbe generare delle forme di nevrosi, tic nervosi, attacchi di panico, fobie,
disfunzioni sessuali, depressioni, tutte punte di un iceberg più profondo; un reale seppur
“incomprensibile” malessere fisico, psicologico, intellettuale e spirituale ed un generale senso di “impotenza” che investe l’identità e l’autostima.
In una interessante indagine del
2015 sul NewYork Times, S. Stephens Davidowitz racconta che su Google (specchio sociale) la frase più frequente inserita nel motore di ricerca di quel mese fu “matrimonio senza sesso”, tre volte
e mezzo più di "matrimonio infelice" e otto volte più comune di "matrimonio senza amore". Le lamentele riguardano 16 volte di più un partner che non vuole fare sesso piuttosto che una mancanza di
dialogo.
L’indagine esprime un bisogno. Significa che non è vero che si può fare a meno di pensare al piacere sessuale e
l’astinenza crea una frustrazione che spegne il rapporto.
Il fuoco non arde più e la coppia entra nella crisi vissuta passivamente.
Come detto, all’Eros non si sfugge, è un pensiero presente. Gli uomini pensano al sesso circa 18 volte al giorno.
Le donne sviluppano 10 pensieri erotici. La produzione di pensieri a sfondo sessuale non ha a che fare con l’essere uomo o donna ma con la propria autostima sessuale.
Più ci si sente a proprio agio con l’erotismo più si è liberi di formulare un immaginario erotico appagante e il
desiderio di realizzarlo, più ci si sente desiderati più si desidera, più si vive l’esperienza del piacere più registriamo il ricordo e ne reiteriamo il desiderio che ne seguirà.
E la vostra vita sessuale come va?
Se riconoscete che esiste un problema sessuale di coppia, ed un problema sessuale è sempre di coppia seppur a
manifestarlo è solo uno dei partner, dovreste desiderare di uscire da una situazione di congelamento sessuale. Potreste invertire il pensiero e rendere la crisi utile per innescare un
cambiamento.
Se affrontate con lucidità il problema, potreste cominciare con il ritagliarvi dei momenti insieme stando in
contatto. Provate a godere del corpo e delle tenerezze spingendovi progressivamente un po’ più avanti con dei giochi nuovi, condividendoli sempre nel rispetto di sé e dell’altro.
Cercate di capire il perché delle paure e delle resistenze parlandone con il partner e magari con un esperto per
comprendere se il problema sia dettato da cause di natura medica e/o psicologica.
Osate! Ricorrete a giochi erotici, ri-conoscetevi, divertitevi, sorprendete l’altro con un regalo inaspettato
senza aver paura di essere giudicati, raccontatevi per rimettervi in gioco riappropriandovi di una dimensione di intimità che sembrava perduta, ricominciate a scrivere la vostra Biografia
Sessuale.
Una sana e piacevole intimità, insieme ad un buon dialogo, è semplicemente una fonte positiva di benessere e un
collante complice della relazione.
Dr.ssa Cristiana Barbara Bonaffini
I misteriosi luoghi del piacere
Sono
tutti veri gli orgasmi che urlano le donne?
Se
sono veri per alcune, sfortunatamente non lo sono per tutte.
Il
culmine del piacere sessuale femminile è un’entità quasi chimerica, impossibile da spiegare, per questo gli uomini cercano “rassicurazioni”, per la loro virilità e per non generare ansia, e
chiedono spesso: “Ti è piaciuto?”.
Dunque le donne, a volte, fingono l’orgasmo durante il coito?
Il 52 per cento si.
Delle fortunate, invece, solo una
percentuale compresa tra il 15 e il 35% delle donne raggiungono l’orgasmo durante il rapporto sessuale senza alcuna stimolazione clitoridea di accompagnamento.
Le
donne funzionano in modo più complicato degli uomini anche nell’Eros, gli orgasmi femminili sono sfuggenti, difficili da comprendere. Chiedete ad alcune donne di disegnarvi una vagina e dintorni,
in maniera anatomicamente corretta, e scoprirete quante poche di loro sapranno rappresentarla adeguatamente. Non c’è in realtà da stupirsi.
Non c’è educazione sessuale, tra donne si parla poco e poco volentieri di vagina, e anche se quasi tutte si masturbano, purtroppo pochissime lo ammettono, peccato perché le donne che hanno
maggiore confidenza con il loro corpo raggiungono più facilmente il piacere diventando una risorsa per sé e per gli altri. Tacere sulla sessualità perpetua i Tabù culturali che ostacolano le
conoscenze sul piacere sessuale femminile. La società è educazione, convenzione,
controllo. L'orgasmo è esattamente l'opposto dovendo acconsentire ad arrendersi, mollare la presa per entrare nella vertigine.
Il
raggiungimento dell’orgasmo femminile sembra, dunque, essere frenato da poca conoscenza, dalla difficoltà nel saper chiedere cosa si desidera, da condizionamenti e stereotipi e soprattutto da una
sessualità di coppia ancora troppo “Fallocentrata”?
Il termine orgasmo deriva dal greco ὀργασμός, derivato di ὀργάω,
"essere pieno d'ardore, di voglia ardente”.
Una delle cause di queste
difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo dipende probabilmente dal fatto che le tecniche di coito, predilette dall’uomo, non sono sempre quelle
che principalmente favoriscono il piacere femminile proprio perché trascurano la centralità del Clitoride.
Se è
davvero così importante per l’uomo sapere “se le è piaciuto e quanto le è piaciuto”, serve una buona informazione, libera da condizionamenti maschilisti e da Tabù. Serve spiegare agli uomini che
le donne vogliono dialoghi profondi che stimolino il loro immaginario prezioso per innescare il piacere, vogliono carezze attente più che Performance, serve sapere che la penetrazione viene dopo.
Gli uomini dovrebbero sapere che se loro impiegano mediamente tra i 2 e i 10 minuti per raggiungere l’acme, la donna ne impiegherà 20. Abbandonate l’idea romantica dell’orgasmo simultaneo.
Riconoscetevi diversi, in tutto, dedicandovi tempi diversi per goderne due volte,
del proprio e dell’altrui
piacere.
Oggi, tra i siti di stampo scientifico, esiste in rete Omgyes (Oh My God Yes, non serve
traduzione). Un progetto di
studio interessantissimo, in collaborazione con il Kinsey Institute, che vuole contrastare le scorrette informazioni del mondo pornografico, indaga in modo scientifico le vere tecniche utilizzate da un campione di 2000
donne tra i 18 e i 95 anni per raggiungere l’orgasmo, fornendo “ingredienti” resi pubblici per istruire le donne. Una sorta di documento educativo online, molto esplicito ma mai volgare, che potrebbe accompagnare le donne ed il
loro partner nel percorso di conoscenza verso i misteriosi luoghi del piacere.
www.omgyes.com
Cristiana Bonaffini
Pornografia al Femminile
Un’altra
domanda che mi viene rivolta spesso è: “E’ giusto o sbagliato pensare o desiderare certe cose?”
Nel
rispetto di sé e dell’altro, nella sessualità, tutto è giusto e la storia di ognuno di noi detta le regole della propria morale sessuale.
Nasciamo
all’interno di un contesto sociale che ci fornisce repertori culturali e sessuali, «Copioni» che impariamo a utilizzare per dirci “sessuali”, per definire gli altri come sessuali, per comprendere
quando facciamo o ci accade qualcosa di sessuale, per poter sentire in modo sessuale. Non diventiamo sessuali tutto insieme né una volta per tutte. Piuttosto, ci ritroviamo all’interno di un
processo di ricerca in divenire.
Nel
2016 Pornhub ha avuto 23 miliardi di visitatori, 64 milioni al giorno, in media.
Il
26% sono donne.
In
media le donne addirittura trascorrono più tempo per ogni visita:
8
minuti e 46 secondi le donne, 8 e 27 gli uomini.
La
nostra società attribuisce al porno tutti i suoi mali.
La
pornografia, da
πόρνη
(pòrne) = prostituta + γραφή, (graphè) = disegno, scritto, documento, ha un numero infinito di sottogeneri con cui si vuole esplorare tutte le forme del corpo e tutti i tipi di sessualità. Molti adolescenti costruiscono
il loro desiderio attraverso la pornografia, così facendo, però, creano un immaginario distorto e finiscono per trovare normale anche il voler riprodurre
queste dinamiche irrealistiche nelle proprie vite, producendo, invece più spesso, disfunzioni sessuali.
Se si provasse,
invece, ad allargare l’immagine della pornografia rendendola educativa
e stimolante, essa avrebbe svolto il suo unico compito sociale. Etico.
Esiste
un intero filone di pellicole a luci rosse pensato per un pubblico raffinato, prodotto da donne.
La
post-pornografia.
E’
un prodotto Soft, in contrasto con il mercato mainstream,
e vuole educare il fruitore ad una sessualità realistica e inclusiva, in cui il rispetto di sé e degli altri, anche da un punto di vista emotivo, occupi un ruolo centrale.
Che
caratteristiche ha il porno in Rosa?
Innanzitutto
i film seguono una trama, benché sempre mirata all’Eros, e i dialoghi sono più elaborati.
Le sceneggiature sono verosimili e realistiche, danno spazio all’umorismo, alle emozioni e alla sensualità. Le attrici sono belle ma poco o niente siliconate, gli
uomini gradevoli.
Le protagoniste non sono lolite da sedurre e non sono oggetti nelle mani del partner. Quindi: niente trame maschiliste, in cui le inquadrature si orientano sempre su posizioni di dominanza. Sono
banditi i dettagli anatomici e le zoomate grottesche. Il tutto girato in ambienti decenti, arredati con gusto e illuminati da luci soft; squallore e fari da sala operatoria sono banditi e
la regia
cambia i tempi che i partners si dedicano.
Attraverso
la visione dei film lo spettatore si proietta e identifica con le aspirazioni e con i sentimenti dei protagonisti e la vicenda cinematografica realizza il suo compito, la sua influenza sulla
psiche e sulla società.
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Cristiana Bonaffini